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Diffidiamo dai finti intellettuali indipendentisti che curano solo il proprio orticello

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L'indignazione diffusa che si e' creata attorno al decennale problema delle servitu' militari e delle esercitazioni e bombardamenti che in esse si compiono sta continuando ad alimentare, anche in questi giorni, un dibattito ampio.

A sollevare l'asticella dell'attenzione ha contribuito il nostro glorioso partito, dichiarando la presenza del PSd'Az alla manifestazione di Capo Frasca del 13 settembre.

Cio' ha aiutato notevolmente a sdoganare la questione, prima cavalcata parallelamente dai singoli movimenti indipendentisti, e dopo diventata invece elemento unificatore di tutte le sigle in un'unita' di intenti vista poche altre volte.

A parte il mio auspicio che questa' sopravvenuta unita' dia gambe a un progetto che mi sta a cuore, ossia un'assise permanente di tutti i movimenti indipendentisti, al di la' delle scelte elettorali degli uni e degli altri, che si riunisca in occasione delle tante vertenze con lo stato italiano, mi voglio soffermare pero' in questa mia riflessione, su un articolo pubblicato su Sardegna Blogger, a firma di F. Caterini, il quale - in poche parole - lamenta il fatto che in casi cosi eclatanti tutti si spacciano per indipendentisti, mentre in casi di servitu' piu' impattanti a livello economico, come la cementificazione o l'eolico selvaggio, il novero degli indipendentisti anti-servitu' si assottiglia di molto. Opinione condivisibile, questa, anche se Caterini sfonda una porta gia' aperta.

Chi milita in un qualsiasi movimento indipendentista sa benissimo che ad ogni tornata elettorale il numero dei voti ricevuti e' ben inferiore al numero effettivo di sardi che credono nella separazione dallo stato italiano. E si conoscono pure i motivi: la depressione economica in cui si trova la Sardegna porta spesso ad accordare un voto di convenienza, verso personaggi che millantano particolari possibilita' di aiuto verso i loro bisognosi interlocutori con diritto di voto. Personaggi che puntualmente sono espressione di partiti italianisti.

La valutazione economica di chi e' nella disperazione assoluta porta - in certe situazioni - ad essere meno indipendentista! O indipendentista a seconda dei casi!

E l'articolo di Caterini ha ben evidenziato questo aspetto, forse anche in maniera un po' partigiana, essendo l'autore palesemente non-indipendentista. Ma in democrazia ci sta e va accettato. Contesto pero' all'autore l'essersi fermato qui. Ossia non aver indagato sui perche' di tali atteggiamenti da parte di certi indipendentisti sardi. Sarebbe certamente giunto alle conclusioni di cui sopra.

Ma se avesse voluto scendere ancora piu' a fondo sarebbe forse arrivato ad un aspetto cruciale sul fatto che il popolo in generale e' cosi' irrazionale e incoerente in certe sue rivendicazioni. Diciamola tutta: il popolo sardo spesso va in confusione!

Parere personale e dunque opinabilissimo, ma che penso di poter argomentare. Va in confusione nella stessa maniera e nella medesima entita' in cui andrebbe in tilt qualsiasi altro popolo civilizzato se non ci fossero delle elites culturali e intellettuali a far loro da guida. Arriviamo dunque al punto: in Sardegna esistono intellettuali talmente illuminati da guidare il popolo? Ne sono mai esistiti?

Oppure si trattava e trattasi di finti intellettuali, abilissimi a crearsi la fama di intellettuale ma che in realta' curavano e curano solo il proprio orticello, incapaci e neanche disponibili a indicare la giusta direzione al loro popolo? Il mio parere e' che il popolo sardo ha la sfortuna di non avere e forse di non aver mai avuto un'elite culturale e intellettuale che si trasformasse in stella polare per la nazione. E' sempre mancata una bussola di questo genere. Cio' si rispecchia nel popolo complessivamente, ma si manifesta anche tra gli indipendentisti, che del popolo rappresentano un "di cui".

Non piacera' ai tanti scrivani nei blog, nelle pagine di approfondimento dei quotidiani sardi, agli illuminati opinionisti delle emittenti televisive sarde, ai presunti statisti e ideologi sparsi tra i vari partiti politici, anche dentro la maggioranza che oggi governa la Sardegna, ma a mio modesto parere non e' il popolo che e' mancante nelle sue rivendicazioni.

Alla Sardegna manca appunto un autorevole gruppo di intellettuali veri, non quelli simil-Scalfari che sommergono la gente con fiumi di parole, abilmente mantecate per creare una scenografia lessicale di effetto, ma che al di la' dell'estetica non hanno alcun fondamento intellettuale, e spesso nessuna controprova nel mondo reale.

Parolai professionisti che si pavoneggiano con banalita' e ovvieta' frullate ad hoc, e che fuggono da verita' scomode e proposte rivoluzionarie come farebbero i veri pensatori. Intellettuali a tavolino, che invece di guidare il popolo si distaccano da esso, quando piuttosto servirebbero menti veramente illuminate, personaggi dal carisma assoluto, che possano davvero aprire gli occhi alla gente comune. Per avvalorare questo mio pensiero due esempi concreti.

Il primo va verso il nostro passato: celebriamo spesso personaggi storici di cui altrettanto spesso non riconosciamo il vero pensiero, perche' magari non si e' mai palesato in maniera netta. Giommaria Angioy era indipendentista si o no? Quante volte ho letto opinioni divergenti sul suo pensiero! E Gramsci lo era? E Sergio Atzeni? Su ques'ultimo addirittura si e' polemizzato sul fatto che esistono sezioni di Sel, del PD e di partiti indipendentisti ad esso intestate! Sintomo evidente che il suo pensiero e' criptato o difficile da interpretare.

Il secondo esempio e' molto piu' attuale: le intercettazioni dei separatisti veneti arrestati qualche mese fa hanno evidenziato dei giudizi poco lusinghieri sui "colleghi" sardi con i quali erano in collegamento. Questi ultimi venivano considerati di basso spessore ideologico, di carisma limitato se non nullo, e di conseguenza incapaci di rappresentare gruppi ampi di persone su cui potessero avere ascendente.

Il signor Caterini non ha gradito il mio revisionismo sugli intellettuali sardi, forse perche' su quel solco mi sono ricollegato ai presunti intellettuali di oggi.

Ma resto convinto che il popolo sardo per sua indole e' pronto a lottare per le giuste cause, ma sono mancati e mancano ancora oggi condottieri puri, incorruttibili, illuminati che lo possano guidare ed evitare deviazioni, o peggio, clamorose inversioni ad U!

Se si creera' - prima possibile - l'auspicata elite di pensatori-guida, il sogno che proprio in questi tempi stanno accarezzando gli scozzesi non sara' piu' una chimera per la nostra nazione, bombardata oggi dai "top gun" italiani e dai loro sodali di ogni dove.

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