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Il mare è nostro, difendiamolo: il 17 aprile votiamo SI e fermiamo le trivelle!

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Domenica 17 Aprile saremo chiamati ad esprimere il nostro voto sul “Referendum Nazionale abrogativo” riguardante il proseguimento delle trivellazioni in mare, per l'estrazione di petrolio e metano entro le 12 miglia marine (circa 22 Km) dalle coste italiane.

In parole povere ci troveremo di fronte a questa domanda: Volete che quando scadranno le concessioni, vengano fermati i giacimenti in attività nelle acque territoriali italiane anche se c'è ancora gas e petrolio? E' doveroso rispondere votando SI.

E' ancor più doveroso evidenziare che in Sardegna, terra a vocazione turistica, questo Referendum assume un'importanza notevole perché sono già state presentate diverse richieste di permessi di ricerca e di estrazione sia per il mare che per la terraferma e se non si raggiungesse il quorum o vincesse il NO ci troveremo di fronte ad una ulteriore SERVITU' oltre a quelle militari che operano su 35 mila ettari di Terra Sarda e a quelle industriali, ormai dismesse e che inquinando terra, acqua e aria hanno minato la nostra salute: basta pensare ai danni irreparabili lasciati dall'abbandono delle miniere nel Guspinese-Arburese, Furtei, Porto Torres ecc.. dove con il miraggio di qualche posto di lavoro si è permesso uno scempio ambientale, gratuito, a fronte di alcun vantaggio!.

Queste infatti risultano le aree più colpite da inquinamento del suolo, sottosuolo, acque superficiali e sotterranee dove le società minerarie abbandonando l'attività estrattiva hanno abbandonato oltre i relitti degli stabilimenti, scorie prodotte in decenni di attività tra cui diossine, idrocarburi, metalli pesanti quali piombo, zinco, cadmio, arsenico, ferro, rame e quant'altro, tant'è che numerosi decessi sono dovuti all'esposizione agli inquinanti.

La Sardegna, che per via della sua insularità avrebbe dovuto vedere risolti i molteplici problemi da cui è gravata e che invece è sempre più calpestata dai governanti di turno, non può permettere che lo Stato Italiano con le sue leggi, spesso votate anche da alcuni politici sardi, continui a scipparle il territorio, continui a permettere l'inquinamento ambientale che mai verrà risanato, continui ad attentare alla salute dei suoi abitanti e continui a permettere l'invasione di multinazionali per la produzione di energia.

Siamo NOI i padroni della nostra Terra e del nostro Futuro!

Per meglio comprendere le ragioni del SI' il 1° aprile a Guspini dai Comitati “No Megacentrale” di Guspini, “Terra che ci appartiene” di Gonnosfanadiga, Partito Sardo d'azione sezione locale, Rifondazione Comunista, e varie associazioni ambientaliste, è stata organizzata un'Assemblea Informativa che ha visto la partecipazione del Dottor Graziano Bullegas (Presidente Italia Nostra Sardegna) e dell'Ing. Mauro Gargiulo (esperto in temi energetici Italia Nostra) che in modo esaustivo hanno precisato e documentato le ragioni del SI'.

Numerosi i cittadini presenti provenienti anche dai paesi limitrofi.

Diversi gli interventi da parte dei partecipanti, tutti uniti per un unico obiettivo: raggiungere il quorum, votare e far votare SI:

- perchè le estrazioni offshore esistenti entro le 12 miglia cessino alla scadenza della concessione e sino ad allora vengano effettuate approfondite indagini con una Valutazione di Impatto Ambientale oggi quasi assenti se si considera che su 134 piattaforme solo 34 hanno comunicato i dati relativi al monitoraggio, le altre 100 sono fuori controllo; inoltre il controllo sui siti produttivi viene fatto impiegando pochissime persone.

- per far sì che si propenda verso una politica energetica diversa, non basata sulle fonti fossili ma verso le Fonti Rinnovabili Ecosostenibili.

- per la tutela del mare, che con le sue mete turistiche contribuisce al 10% del Pil, e che, grazie alla pesca che si esercita entro le 12 miglia marine in discussione, in caso di incidenti verrebbe messa a rischio tale ricchezza e il lavoro di oltre 300 mila addetti che la producono.

- perchè l'Italia ha una dotazione irrisoria di idrocarburi che difficilmente sarebbe in grado di soddisfare il fabbisogno nazionale di petrolio e pertanto sarebbe sempre costretta ad approvvigionarsi dagli altri mercati.

- perchè siamo di fronte all'ennesimo regalo fatto alle società petrolifere in virtù del sistema delle franchigie, fissate in 50mila tonnellate per il petrolio estratto in mare e in 20mila tonnellate per quello estratto su terraferma. Ciò consente alle società di estrarre sotto la soglia della franchigia per non pagare le “royalties” ma anche di prolungare la “durata di vita utile del giacimento” rimandando in questo modo la costosa fase di smantellamento di strutture pericolose.

- per impedire il verificarsi delle varie criticità dell'attività petrolifera in mare considerato che nella fase di RICERCA si utilizza l'air gun, un cannone ad aria compressa usato nell'esplorazione del sottosuolo marino che secondo alcuni disturba la vita dei pesci e dei cetacei; che nella fase di PERFORAZIONE e quindi di esercizio della piattaforma si verifica combustione di gas rilasciati nell'aria, ci possono essere dispersioni di fanghi e fluidi perforanti incluse sostanze chimiche inquinanti; che nella fase di TRAFFICO si verifica il trasferimento di personale e di prodotti petroliferi attraverso l'utilizzo di navi e petroliere: in sostanza INQUINAMENTO di acqua e aria a danno della nostra salute.

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