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Storia - Il IX congresso, la scissione di Lussu e la prima fase dell'Autonomia

Indice articoli

Il IX congresso, la scissione di Lussu e la prima fase dell'Autonomia

 

Le elezioni del 1948 presentarono un Psd’Az sostanzialmente diviso in due: la fazione favorevole a un'intesa con il blocco delle sinistre e quella orgogliosamente autonomista. A nemmeno un mese dalle elezioni, il Direttorio fissò la data del prossimo congresso, che si sarebbe dovuto svolgere a Cagliari il 3 e il 4 luglio. Un primo atto della battaglia interna fu il congresso della sezione cagliaritana che vide il predominio dei lussiani e la sostituzione del presidente della sezione, il professor  Pietrino Melis, fratello di Giovanni Battista, con l'avvocato Giuseppe Asquer. Le mozioni depositate furono 5: quella dei lussiani, denominata "Mozione Socialista Autonomista", la "Mozione Sardista" degli autonomisti, una mozione di matrice terzaforzista a firma di Gonario Pinna, una mozione della federazione giovanile cagliaritana e una mozione presentata da Emilio Fadda, di orientamento conservatore. La prima, che intendeva il Psd’Az come partito di classe e inserito nel movimento internazionale della sinistra, fu sottoscritta oltre che da Lussu, da Dino Giacobbe,Giuseppe Asquer, Anton Francesco Branca, Armando Zucca, e si presentava particolarmente forte nella provincia di Cagliari, tradizionale bacino elettorale di Lussu; la seconda rivendicava l'adesione ai principi originari del sardismo e propugnava una sostanziale inconciliabilità con i partiti italiani, fu sottoscritta da Pietro Mastino, Luigi Oggiano, Salvatore Sale, Anselmo Contu, Pietrino Melis e ricevette il pieno sostegno di Camillo Bellieni.

Il congresso si svolse nei locali della Manifattura Tabacchi e si mostrò acceso fin dall'inizio. La relazione introduttiva del direttore Melis (che non firmò nessuna mozione, seppur propendente per la mozione sardista) e la presentazione delle mozioni a opera di Armando Zucca e Luigi Oggiano subirono varie interruzioni. Si fronteggiavano ormai due posizioni che fu fin dall'inizio impossibile mettere d'accordo, sullo sfondo di due differenti visioni politiche e economiche. Oltre a questo, il IX congresso vide consumarsi percorsi comuni caratterizzati non solo da una medesima fede politica, m a pure da decennali rapporti d'amicizia. Lussu vistosi in minoranza (gli mancò un adeguato seguito nelle federazioni di Nuoro e Sassari, saldamente in mano alla mozione sardista), convocò i suoi seguaci e abbandonò clamorosamente il congresso. La mozione sardista e quella di Gonario Pinna vennero unificate e si procedette agli adempimenti congressuali, Piero Soggiu fu eletto nuovo segretario. Si concluse quello che fu l'ultimo congresso con la presenza di coloro i quali, 27 anni prima, avevano contribuito alla fondazione del partito.

I lussiani raggiunsero il vicino cinema Olimpia e fondarono il Partito Sardo d'Azione Socialista, ma il tentativo di Emilio Lussu di collocare il Partito Sardo nel solco della tradizione socialista fallì. Il Psd’Azs ebbe un'esistenza effimera: avviata subito una trattativa coi socialisti, ma presentatosi col proprio simbolo alle prime elezioni regionali (dove ottenne il 6,6% e elesse tre consiglieri regionali), confluì nel novembre 1949 nel Partito Socialista Italiano.

La scissione non indolore di Lussu fu l'occasione per una profonda riorganizzazione del Psd’Az. Una certa vivacità giovanile (in particolar modo ad opera di Marcello Tuveri, Marco Diliberto, Ignazio Delogu, Virgilio Lai, Fernando Pilia e Michelangelo Pira, che divenne direttore de "Il Solco") fu di buon auspicio per il banco di prova elettorale rappresentato dalle prime elezioni per il consiglio regionale della Sardegna nel 1949. I risultati confermarono le percentuali delle politiche dell'anno precedente. Col 10,4% il Psd’Az elesse 7 consiglieri regionali: Pietro Melis, Anselmo Contu, Piero Soggiu, Peppino Puligheddu, Luigi Satta, Alberto Mario Stangoni e Giangiorgio Casu. A una perdita di consensi nel cagliaritano, roccaforte dei lussiani, fece da contraltare l'ottima ripresa nel sassarese (11% e 2 consiglieri) e la conferma, col 20% dei voti, del nuorese come roccaforte storica.

Il partito maggioritario rimase la DC col 34%. La prima giunta guidata da Luigi Crespellani vide pure la presenza dei sardisti (provocando l'uscita di Gonario Pinna dal partito). Ma l'azione degli assessori sardisti, soprattutto sulle questioni riguardanti la riforma agraria e le entrate finanziarie, venne spesso vanificata sia dall'ostruzionismo della DC che dalle ingerenze del governo centrale. L'opposizione all'alleanza con la DC fu rappresentata da Bartolomeo Sotgiu e Antonio Bua. Dopo il congresso del 1951, che riportò Giovanni Battista Melis alla carica di direttore, ci fu l'uscita dei sardisti dalla giunta. Intanto anche in Sardegna si affermarono le tendenze elettorali della penisola: a un Psd’Az che guardava con favore a una terza forza laica (così come aveva teorizzato qualche anno prima Gonario Pinna), l'elettorato preferiva radicalizzarsi, polarizzando il consenso o verso la DC o verso le sinistre. Alle elezioni politiche e regionali del 1953 il Psd’Az subì un crollo di consensi. Per tutti gli anni cinquanta, il partito si stabilizzò politicamente in temporanee giunte regionali assieme alla DC e nella ricerca di forze alternative ai due blocchi, ne è un esempio la sfortunata alleanza alle elezioni politiche del 1958 col Movimento Comunità di Adriano Olivetti, elettoralmente in percentuali tra il 3% e l'8%. La guida del partito si concentrò saldamente intorno alla leadership carismatica di Giovanni Battista Melis.

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