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Sarritzu (Psd'az): La Giunta dei professori sta distruggendo l’idea stessa di identità che è alla base della nostra specialità

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“A gennaio Quartu resterà senza lo sportello linguistico della lingua sarda e la politica della Regione non ci sta aiutando”.

È polemico Guido Sarritzu, assessore comunale sardista alla pubblica istruzione, e lancia un grido d’allarme: “Senza l’intervento regionale i due operatori oggi in servizio andranno a casa e rischiamo di fermare le nostre iniziative”.

Il 31 dicembre il finanziamento regionale che sostiene lo sportello linguistico comunale si ferma e sembra che il clima non sia favorevole.

Da quando in Regione ci sono Francesco Pigliaru alla presidenza e Claudia Firino alla pubblica istruzione e perciò alla lingua sarda, il vento in favore dell’idioma nostrano sembra placato.

“Apprendiamo che la Regione sta tagliando tutti gli stanziamenti già previsti dalla giunta precedente – dice Sarritzu – e questo ha ripercussioni negative sulla questione linguistica a livello regionale, ma anche nella nostra realtà cittadina”.

La storia in tema di politiche linguistiche è stata fatta dal comune di Quartu, dove sono nati gli uffici linguistici.

Nel 1999, grazie a un finanziamento europeo e in contemporanea con l’approvazione della legge 482 che diede al sardo dignità di lingua ufficiale, fu creata per la prima volta questa nuova struttura e redatti anche una serie di atti ufficiali in sardo, prassi poi seguita da tutte le altre amministrazioni pubbliche locali, dalla provincia, alla Regione e a moltissimi comuni, per un totale di 300 sportelli.

Poi, sul finire dello scorso decennio, cominciarono i tagli e ridimensionamenti. Ma ormai c’erano molti posti di lavoro da salvare.

La Regione nel 2011 approva una norma che consente di integrare con risorse proprie i magri finanziamenti regionali.

Questo provvedimento mette a disposizione dei comuni virtuosi circa 500 mila euro all’anno che consentono di pagare lo stipendio ai promotori della lingua ribattezzati ‘sportellisti’.

Tutto bene negli anni della Giunta Cappellacci quando i sardisti sono in maggioranza.

Comincia l’era Pigliaru e il vento cambia.

La Giunta Regionale, in sede di assestamento di bilancio, propone di mandare in economia la somma prevista.

Ora i comuni sono in ginocchio e sono costretti a mandare a casa i titolari degli uffici della lingua sarda.

“Credo che si tratti di un’ingiustizia e di un grave errore politico - sostiene l’assessore quartese - non investire sulla nostra lingua e sulla nostra cultura rappresenta un vulnus alla stessa esistenza della Sardegna.

Nessuna attività economica può prosperare in una terra dove non esiste la consapevolezza e l’attaccamento al territorio che ti da un apolitica linguistica e culturale efficace.

La Regione deve cambiare rotta e ascoltare la voce che viene dal basso, dai comuni”.

La polemica con la Giunta dei Professori non è neppure tanto velata: le risorse sono ben indirizzate agli atenei, mentre si taglia sugli altri servizi culturali.

Lo stesso taglio operato dalla Giunta contro le politiche linguistiche è stato giustificato dall’Assessore Firino come poste fittizie di bilancio senza copertura:

“Una furbizia quella dell’assessore – afferma Sarritzu – tutti sanno che con il patto di stabilità ci sono quote di stanziamento che si possono usare volta per volta.

Se non scegli una cosa, ne scegli un’altra.

Evidentemente per i professori la lingua non è una priorità. In ogni caso si tratta di una scelta, non di un obbligo contabile”.

I tagli hanno falcidiato anche gli investimenti sui media, sulla scuola, sulle opere didattiche, le celebrazioni per Sa Die, il correttore ortografico, la realizzazione di videogiochi in sardo, l’Atlante Linguistico dei dialetti.

“Ci opporremo a queste decisioni – conclude Sarritzu – e Quartu si batterà per avere un ruolo a livello regionale.

Del resto, la posta in gioco è molto più alta: la Giunta dei professori sta distruggendo l’idea stessa di identità che sta alla base della nostra specialità, e la lingua sarda – guarda caso – ne è il simbolo più evidente”.

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