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Alcoa: il vero interlocutore deve essere lo stato italiano

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“L’esito scontato e scandaloso dell’incontro romano con Alcoa, che getta nella disperazione e nello sconforto centinaia di lavoratori sardi ed un intero territorio e si è risolto con l’ennesimo ed inutile viaggio della speranza a Roma, rappresenta anche il fallimento certificato dei passati modelli di governo delle nostre risorse, fondati tutti su uno sviluppo paracoloniale e distruttivo figlio delle partecipazioni statali e della cultura dell’assistenza, evidenziando ancora una volta il protagonismo rituale e la poca autorevolezza che viene riconosciuta alla Sardegna”.Lo ha detto il Segretario Nazionale del Partito Sardo d’Azione, Giovanni Angelo Colli, commentando l’esito del vertice tenutosi oggi al Ministero dello Sviluppo Economico per decidere il futuro dello stabilimento Alcoa di Portovesme. “Il triste epilogo dell’avventura dell’industria sarda aveva purtroppo origini lontane e strutturali ed è stato ancora una volta provato – ha sottolineato Colli – dalla palese strategia di progressiva ritirata di Alcoa dalla Sardegna, con effetti economici devastanti, che rischia di lasciare ai sardi soltanto ripercussioni gravissime sulla salute delle persone ed una delle più grandi devastazioni dell’ambiente per inquinamento da composti chimici e metalli pericolosi”. Secondo il Segretario Nazionale del PSd’Az Colli la ricerca di soluzioni alternative non deve pertanto riguardare la sola multinazionale dell’alluminio ma lo stesso Governo e “deve partire innanzitutto dal risanamento dei siti inquinati e dalle bonifiche, che stentano inspiegabilmente a decollare pur fra tanti proclami ed annunci e della cultura dell’assistenza, evidenziando ancora una volta il protagonismo rituale e la poca autorevolezza che viene riconosciuta alla Sardegna”.

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