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L’accoglienza indiscriminata si é rivelata null’altro che importazione impietosa di esseri umani e la mercificazione della vita stessa

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La decisione del Ministro dell’Interno Matteo Salvini di negare l’autorizzazione alla nave Aquarius della ONG "SOS Mediterranee", di approdare nei porti italiani - sollecitando l’intervento delle autorità maltesi adducendo come il porto della Valletta fosse più sicuro e consono per le procedure di accoglienza - ha destato grande e arbitrario scalpore.

Il problema riguarda da vicino anche la Sardegna che, assieme alla Sicilia, è la regione maggiormente coinvolta dal continuo mercimonio che viene fatto sulle vite umane - corroborato da ipocrisie economiche più che ideologiche - e che perciò non può esimersi dall’analizzare la situazione odierna sui flussi migratori e su un modello di accoglienza indiscriminata e fallimentare che la pregiudica gravemente.

Agli opinionisti radical chic - soprattutto nostrani - facciamo notare come la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (art.19) legittimi le preclusioni portuali sul “passaggio” se le stesse siano idonee a pregiudicare la pace, il buon ordine, e la sicurezza dello Stato costiero, specificando, al comma secondo, proprio le violazioni delle leggi sull’immigrazione dello Stato costiero.

Ricordiamo, inoltre, che a febbraio è scaduta la missione TRITON, sostituita dalla missione THEMIS, che non vincola più l’Italia a portare tutti i migranti sul territorio italiano. La nuova disposizione prevede infatti l’istituzione di Centri di coordinamento di soccorso marittimo (MRCC) suddividendo al contempo la responsabilità sui flussi migratori che, in tutta evidenza, non può essere monopolio esclusivo di uno Stato.

A questo si assomma la Convenzione di Amburgo nella quale viene stabilito come tutti gli Stati costieri del Mediterraneo siano tenuti a sostenere un programma di SAR (programma di assistenza e salvataggio), sottolineando come, il governo di Malta abbia sistematicamente fatto “orecchie da mercante” non soltanto con le imbarcazioni richiedenti aiuto, ma anche laddove interpellata direttamente dal centro italiano di coordinamento regionale SAR.

Tutto ciò premesso, noi sardisti riteniamo che questo tipo di accoglienza indiscriminata non si è mostrato assolutamente idoneo a risolvere capillarmente il problema, che peraltro non può certamente essere rimesso all’ambito delle mere convinzioni morali, etiche, religiose o umanitarie a mezzo delle quali si gioca piuttosto a far leva sull’opinione pubblica.

Crediamo invece che un efficace aiuto umanitario debba essere finalizzato soprattutto ad un onesto progetto di integrazione rivolto preminentemente a quanti lasciano il proprio Paese d’origine per cause di guerra, di discriminazioni e comunque di reale emergenza, e debba perciò essere risolto strutturalmente inducendo tutti gli Stati costieri del Mediterraneo e gli organismi dell’Unione Europea, ad una tangibile assunzione di responsabilità.

Soltanto così si potrà arginare un fenomeno che si é rivelato null’altro che l’importazione impietosa di esseri umani e la mercificazione della vita stessa, e specificatamente in Sardegna - come denunciato inconfutabilmente anche dalle cronache di questi ultimi anni – è oramai diventato insostenibile specialmente per gli incontrollabili e nefasti effetti che si assommerebbero al crescente spopolamento della nostra Terra, alla disoccupazione, ormai endemica, che costringe numerosi giovani a lasciare l’Isola con la speranza di una realizzazione di vita che qui gli viene ancora negata.

di Rosanna Ladu – Direzione Nazionale PSd’Az

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