Riforma sistema delle autonomie locali: Solinas (PSd’Az), “un cerbero a tre teste che distrugge il passato, il presente ed anche il futuro”

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“Ci sembra che si stia dando vita ad un cerbero a tre teste, e cioè ad un essere che mitologicamente recava nella tripartizione delle teste la distruzione del passato, la distruzione del presente ed anche del futuro”.

Questo il commento del Segretario nazionale del Psd’Az, Christian Solinas, sull'esito del voto sul disegno di legge 176/A di riordino del sistema delle autonomie locali della Sardegna voluto dalla Giunta Pigliaru, approvato ieri in Consiglio regionale (presenti 46, votanti 46, sì 29, no 17), entrato in aula il 9 dicembre scorso.

Come si ricorderà, l’iter della riforma è stato lungo e travagliato: le sedute in cui è stato discusso il disegno di legge sono state 17, per un totale di 52 ore e 35 minuti e lo stesso Segretario nazionale sardista era stato protagonista dell’eclatante deposito di ben 1200 emendamenti sul testo.

Christian Solinas, che ha anche rimarcato “l’urgenza di una riscrittura del rapporto tra presidente della Regione, Giunta e Consiglio, in assenza del quale “saremo costretti tutti, chiunque governi, a vedere sterilizzato quel patrimonio di competenza, di capacità e di professionalità che esiste dentro questo Consiglio regionale e che potrebbe, in una dialettica diversa tra forze politiche, generare riforme compiute e senz'altro migliori”, ha aggiunto che la riforma appena esitata non ha bisogno del nostro giudizio, questa riforma verrà giudicata dai cittadini, dagli enti locali chiamati ad applicarla il giorno dopo la sua entrata in vigore”.

Per il Segretario sardista, infatti, il problema della sua applicazione sarà un problema di tutta la classe politica: “al di là di qualsiasi infingimento non sarà un problema consegnato alla maggioranza o alla minoranza, sarà un problema da affrontare perché testimonierà ancora una volta che non siamo riusciti a distillare un'idea alternativa alla mediazione di poteri esistente nell'assetto precedente. E cioè alla tradizionale presenza di Regione, Province e Comuni – spiega Solinas – cerchiamo di sostituire un apparato complesso di associazioni, di unioni che in verità genererà un problema”.

Il riferimento soprattutto all'articolo 75, che recita che dall'attuazione della legge non derivano nuovi o maggiori oneri per il bilancio regionale.

“Io non conosco nella storia di quest'Isola riforme a costo zero, e questa riforma avrà dei costi, e non saranno solo costi economici, saranno così sociali, culturali e politici. Il costo economico – prosegue Christian Solinas - ce lo testimonia la Corte dei Conti, l'ho ripetuto più volte, è stato certificato che le Unioni di Comuni costano di più, e cioè dato il livello di servizi e di funzioni che resta comunque fermo la ripartizione di queste funzioni e di questi servizi in una pluralità di soggetti, in luogo del soggetto previgente provincia, non genera sicuramente una riduzione della spesa ma genererà l'esigenza di nuova spesa”.

Il perché la riforma comporterà dei costi sociali ulteriori è presto detto: “Il modello che si sceglie è quello di unioni obbligatorie che di fatto determinerà l'accorpamento di molte funzioni e lo spoglio dei comuni più piccoli di queste competenze, e quindi delle relative risorse. Perché non nascondiamocelo quando andremo a ripartire il prossimo fondo unico per gli enti locali – spiega il Segretario dei Quattromori – non lo dovremo ripartire solo tra comuni e province, avremo il problema di ripartire tra comuni, province, città metropolitane, unioni di comuni, reti di città medie, reti di città metropolitane”.

Ed è proprio questo spostamento delle risorse su nuovi soggetti che, secondo Solinas, genererà lo spoglio dei comuni più piccoli di risorse importanti che consentivano anche la sopravvivenza minima: “il costo sociale si sposa con la curva demografica, che sappiamo tutti essere una curva fortemente preoccupante. Allora, davanti a questo che è il tema che dovremmo porci, qual è, da parte nostra, la risposta allo spopolamento e alla questione demografica?

Qual è lo scenario che andiamo a tratteggiare? Stiamo continuando ad assecondare un processo, che è storico e naturale, di polarizzazione verso le coste, verso le grandi città, che ci lascerà governare al centro dell'isola e nelle tante periferie che stiamo creando, soltanto la disperazione e non una regione che invece ha voglia di uscire da questa crisi”.