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Costituire l’A.Do.S. non è stato soltanto un sogno, ma è stata un’impresa difficile

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Costituire l’A.Do.S. non è stato soltanto un sogno ma è stata un’impresa difficile, inspiegabilmente da tanti anni pensata ma sempre incompiuta.  Per questo oggi il risveglio delle donne è gioioso e fiero.

Siamo nate nel segno di un’intuizione, abbiamo creduto che il nostro compito, insieme agli altri con la nostra peculiarità, fosse quello di contribuire a costruire una grande ricomposizione di popolo e così ci siamo collocate nella storia, nella riflessione del partito, in particolare proprio sul versante identitario, culturale, umano.  

In un certo senso si potrebbe leggere la storia del Partito Sardo d’Azione come un susseguirsi di intermittenze, di parentesi, come un destino caratterizzato da una strana  continuità e senza esiti definitivi, perciò stesso da troppi sardi incompreso e inafferrato.

Questo é un tema che noi donne dobbiamo aiutare a sviluppare, a chiarire, a spiegare. Crediamo che sia il nostro compito nell’occasione che ci viene data dalla storia, altrimenti la continuità “intermittente” rischia di essere interpretata come una circolarità. Non vogliamo leggere la storia del partito con polemiche retrospettive. Non pensiamo al futuro come un ritorno, ma ad un ritorno al futuro. Questa è la provocazione che abbiamo davanti, anche nella consapevolezza che non è facile sapere come si fà.

Siamo incarnate dentro la crisi della politica. Ma proprio perché  noi, siamo la politica, non vogliamo contemplare  questa crisi, dobbiamo esplorarla per intendere quale è la possibile risposta da dare. La crisi della politica è una crisi di potere, di autorevolezza, di primato sociale.

Allora le risposte sono molte,  le ricerche sono difficili, perché il passato ha di buono che è tutto detto, è tutto letto e ciascuno ne può dare le sue versioni, mentre il futuro è indecifrabile.

Si dice che occorre ripartire dalla società escludendo la cosiddetta “casta”, altri immaginano che il tema risolutivo dei problemi sia quello della correzione delle regole. L’A.Do.S. crede  che sarebbe improprio accettare l’una o l’altra delle alternative, che occorre fare le due cose insieme. Ascoltare, con una esigenza di sintesi, ciò che si aggrega nella società e insieme offrire una regola più autentica, più persuasiva allo sviluppo della società stessa.

Se non si riesce ad intendere che questo è il tempo di una straordinaria capacità di ricongiunzione di regole e di ispirazione ideale, allora perdiamo la nostra sfida.

Noi possiamo dare risposte in questa direzione se assumiamo di essere donne d’azione non dentro un partito di sudditi ma dentro un partito di cittadini che vogliono emergere alla loro cittadinanza di diritti oltre che di doveri.

L’A.Do.S. ha registrato troppe voci equivoche che si spacciano per voci sardiste ed ha capito che stando apparentemente fermi, i veri sardisti danno più consistenza alle speranze, alle illusioni di chi questo sistema di potere non vuole cambiarlo ma si appresta semplicemente ad ereditarlo .

Pensiamo quindi ad un partito che recuperi, su questo terreno, l’idea  di costruire innanzitutto una persuasione al suo interno e poi una proposta da discutere, da suggerire, da confrontare. La storia politica non è solo la storia delle decisioni di governo, o degli slogan di partito, è la storia di un’idea che s’incarna, si confronta , combatte, è sconfitta, riprende, questa è la nostra  storia di libertà.

Questo è poi anche il modo che noi possiamo e dobbiamo proporre in  una positiva provocazione al mondo indipendentista, alla sua crisi alla sua frammentazione, alla sua sincera volontà di rinnovamento.

Se non offriamo dei terreni di confronto, dei terreni veri, impegnativi per tutti, affinché la regola non sia il luogo della spartizione delle convenienze, ma il luogo delle rinunce di ciascuno, se non offriamo questo terreno, allora davvero si perderà questo enorme giacimento. Un giacimento che porta in se tutta una serie di valori che si svendono  lungo gli schemi che vediamo, in un radicalismo di massa che insegue mode, movimenti, quasi per una sindrome di Stoccolma.

Noi tutti, in questa fase di autonoma opposizione dobbiamo essere  impegnativamente e severamente determinati. Non un attacco sterile ai governi ma un contributo propulsivo a fare, in ultima analisi, tutti  quei gesti intelligenti che quotidianamente occorrono per tutelare, garantire, alimentare una politica di ragionevolezza, di tutela, di sviluppo. In questo senso, non contano tanto, non sono decisive, le rappresentazioni simboliche.

Quello che conta è il modo di essere del partito che si domanda come è lo stato delle cose, com’ è il governo regionale della Sardegna? La risposta è che assomiglia spudoratamente alla qualità dei partiti che lo compongono e quindi è questo legame mortale tra il modo di essere nei partiti e il modo di essere nelle istituzioni.

Noi sardisti ricominciamo! Ricominciamo anche dallo statuto perché il problema è di sapere che abbiamo uno statuto al quale francamente non si può tornare senza una riflessione. Quello statuto infatti è una stratificazione di convenienze che ogni giorno cambiano, noi abbiamo fatto regole a seconda delle convenienze che emergevano.

Vogliamo impegnarci a rifare la storia del PSd’Az., e per questa ragione anche se sappiamo benissimo che le parole non sono tutto ma sono qualcosa, siamo tra quelli che cominciano a non parlare più di rinnovamento.  Non parliamo più di un rinnovare ma di un ricominciare.

E questo ricominciare riguarda l’esigenza che il partito sardo d’azione ha nella sua prospettiva di modernità che consiste nella capacità di unire in una grande sintesi politica ciò che la società và aggregando, non in maniera neutrale ma nella consapevolezza che la politica ha a che fare con i valori. Solo se sarà capace di porre le condizioni che concretamente garantiscano la vita e la competizione dei valori che la società autonomamente esprime, sarà in grado di dare risposte concrete a tutte le soggettività, le inquietudini e le solitudini sociali del popolo sardo e del suo territorio.

Noi siamo portatrici oggi, non di una risposta già fatta, non di una risposta pregiudiziale, ma di una ragionevole,  motivata e razionale speranza che ci rende straordinariamente fresche e attuali solo se saremo capaci di far vivere l’idea sardista meno in esilio nel PSd’Az.

Pensiamo che le vittorie, quelle che davvero contano, non stanno dentro la vita singolare di ciascuna. Le vittorie quelle che davvero contano nella politica, per gli uomini e le donne, sono le vittorie dei corsi della storia ed è questa grande idea, questa grande ragione, che ci unisce.

Ci siamo chieste come poteva e possa accadere che ciascuna di noi vorrebbe essere meglio di quello che è ma sembra quasi costretta ad essere diversa, vorrebbe essere meglio, più limpida e più intensa, più esigente e non ci riesce perché appare che la contrapposizione tra la sopravvivenza politica e la espressione più alta della sua attitudine umana soffre una sorta di invalicabile contraddizione.

Non abbiamo risposte ma crediamo che su questo terreno, non  in una polemica che interroga gli altri, ma semmai in una solitudine acuta, se volete angosciata, che riguarda ciascuna, occorre ritornare per costruire più avanti la nostra rinnovata unità che oggi è una speranza e ci auguriamo diventi una certezza.

In definitiva appare necessario attrezzarsi tutti, uomini e donne per mettersi un poco all'opposizione… non all'opposizione degli altri, dove già siamo collocati, ma all'opposizione di noi stessi, eventualmente delle nostre grettezze, dei nostri egoismi, se necessario anche, delle nostre ambizioni.

Infatti, quando ciascuna riflette, fuori dal fuoco delle controversie, placando stati d’animo, e percezioni di scontro e di incomprensione, sa che alla fine di questo nostro impegno al quale sinceramente ci sentiamo chiamate, non c’è esclusivamente una soddisfazione personale ma l’idea di avere servito senza inganni e senza rimorsi, questa grandezza, questa ragionevole speranza, questa splendida intuizione che è l’A.Do.S. dentro l’idea sardista e la sua massima espressione col PSd’Az.

Forza Paris!!

 

Carla Puligheddu – Presidente dell’Associazione delle Donne Sardiste (A.Do.S.)

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