1. Skip to Menu
  2. Skip to Content
  3. Skip to Footer

Per la Sardegna il moltiplicatore più efficace del bonus di 80 euro mensili di Renzi è il Sardex

Condividi

La politica di intervento statale a sostegno dell'economia e per il suo rilancio, promossa dal governo Renzi con il bonus di 80 euro, che da manovra estemporanea diventera' stabile con la trasformazione in detrazione fiscale, ha l'obiettivo dichiarato di replicare il successo delle politiche moltiplicative keynesiane, dal New Deal roosveltiano ad oggi.

Si tratta in poche parole di dare piu' capacita' di spesa al cittadino medio per rimettere in moto la domanda e di conseguenza la produzione e dunque il PIL.

Il moltiplicatore keynesiano dagli anni trenta ad oggi e' diventato sempre piu' il cavallo di battaglia della socialdemocrazia mondiale, anche e soprattutto successivamente alla crisi dei partiti comunisti dopo la rivoluzione di Gorbachev e la caduta del muro di Berlino.

Da allora, tanti comunisti si sono riciclati in socialdemocratici, passando da una visione comunicativa dell'economia a una visione che nell'ambito capitalistico pone come centrali le politiche keynesiane!

Ad ogni crisi economica, breve o lunga indifferentemente, la ricetta della sinistra e' sempre la stessa: promuovere gli investimenti pubblici in infrastrutture e dare risorse dirette al popolo per stimolarne la spesa!

Purtroppo non sempre tale ricetta funziona, e anzi spesso non e' bastata a risollevare le sorti del cittadino medio, ovvero colui che avverte piu' di altri gli effetti delle crisi economica.

In realta' neanche nell'America degli anni trenta le teorie keynesiane sono state determinanti per la risoluzione della stasi economica.

Infatti piu' del New Deal di Roosvelt, di stampo keynesiano, il taglio netto ai problemi economici d'oltreoceano derivo' principalmente dagli enormi investimenti pubblici in armamenti che precedettero la seconda guerra mondiale.

Ma e' innegabile che il credo di Keynes fu se non determinante, perlomeno rilevante nella risoluzione della depressione post 1929!

"Viva Keynes" grida da allora il popolo della sinistra, e in cio' non fa eccezione Matteo Renzi e il suo governo a guida PD.

Rientra in tale fattispecie la decisione di accordare un bonus di 80 euro mensili a lavoratori dipendenti, pensionati e disoccupati beneficiari di sussidi di sopravvivenza, forma moderna e estremamente semplificata del Civilian Conservation Corps roosveltiano.

Lo scopo e' appunto risollevare la produttivita' nazionale mediante l'aumento della capacita' di spesa del popolo.

E in effetti alcune affinita' tra la crisi attuale e quella tra le due guerre mondiali facevano ben sperare sul buon esito dell'iniziativa.

Come allora, la crisi odierna dipende da una bolla speculativa che una volta scoppiata ha creato insolvenza della classe media e credit crunch (stretta creditizia).

In teoria dunque, ora piu' che altre volte, la soluzione di Renzi appare come panacea del male economico che attanaglia tutto il vecchio continente.

E' di qualche settimana fa invece l'ennesima doccia gelata, con la produzione industriale che sfiora una decrescita del 3% su base mensile, e tutti gli analisti economici, Moodys in primis, sono totalmente disorientati nelle previsioni sui prossimi sviluppi!

Soluzione da accantonare dunque?

Non del tutto. Infatti, pur non credendo in tutto e per tutto nelle politiche keynesiane o pseudo-keynesiane del "scava la buca, riempi la buca", penso che con alcuni accorgimenti, il tipo di crisi economica che da alcuni anni ci toglie il sonno e' una crisi che ben si presta ad essere mitigata con rimedi roosveltiani.

E sottolineo con alcuni accorgimenti.

Innanzitutto il meccanismo degli 80 euro in busta deve diventare strutturale e dunque perdere lo status di bonus temporaneo.

Occorre infatti recuperare la fiducia del beneficiario, che sapendo che la sua maggior disponibilita' finanziaria e' definitiva e non estemporanea cambia il modo d'uso di questi 80 euro.

Se nel breve prudenzialmente tende a accantonare tale cifra in previsione di tempi grami, qualora il contributo si protragga nel tempo, a lungo andare cessa l'istinto prudenziale e il consumatore osa di piu' utilizzandolo in spesa vera e propria e non in risparmio.

La strada giusta e' dunque quella intrapresa da Renzi con la legge di stabilita'.

Ma il moltiplicatore dell'economia mediante la ripresa dei consumi puo' essere ulteriormente sollecitato con altri interventi.

Innanzitutto si puo' creare un ulteriore deterrente alla tendenza prudenziale di trasformare in risparmio cio' che invece si vuole rendere spesa e consumo.

Invece di corrispondere a lavoratori e pensionati euro veri e propri, sarebbe meglio riconoscere gli 80 euro in bonus o voucher o meglio accreditarli in una card, stabilendo un obbligo di spesa della cifra mensile come situazione propedeutica all'ottenimento della stessa cifra il mese successivo.

In poche parole: se non spendi tutto il credito del mese corrente non otterrai il credito per il mese successivo.

Un po' come succedeva con la Social Card di tremontiana memoria.

Con questa metodologia di erogazione si ottiene altresi' un altro obiettivo: si mettono dei paletti sulla spesa possibile, circoscrivendola alla produzione statale.

Se l'euro puo' essere speso in tutta Europa, limitando quindi l'indotto nazionale e contribuendo potenzialmente invece a risollevare la produzione di altri Stati, la spendita di un credito puo' essere delimitata geograficamente.

E quindi renderla funzionale ad un moltiplicatore piu' efficace poiche' con effetti esclusivamente nazionali.

Rimedio che puo' essere riprodotto ancora piu' efficacemente in chiave sarda, per fare in modo che gli 80 euro dei sardi servano esclusivamente come mezzo di moltiplicazione della produttivita' sarda.

Come si puo' arrivare a cio'?

In Sardegna esiste da tempo una moneta sociale di grande successo, ormai riconosciuta come metodo universale di transazione economica: il Sardex.

Ecco, basterebbe che il governo Pigliaru, tra un patto leonino e l'altro con l'amicone Renzi, chiedesse al governo nazionale che in Sardegna gli 80 euro vengano riconosciuti mediante una card in cui vengono accreditati mensilmente dei buoni di spesa in Sardex, o in altra moneta locale equivalente, se esiste.

In tal modo si garantira' la spendita di tale credito esclusivamente nell'ambito del circuito sardo nato a seguito dello sviluppo della moneta sociale, e dunque moltiplicando nella forma massima possibile la produttivita' del sistema economico sardo.

Con dunque una migliore applicazione dei dettami moltiplicatori keynesiani in salsa "4 mori", visto che il Sardex - come molte altre monete complementari - garantisce erogazione del credito reciproca e immediata e soprattutto ad interessi zero.

Si pone il problema di come configurare l’accordo, in quanto si intende trasformare un bonus pubblico in un credito gestito da un ente economico privato, con tutte le problematiche che da cio’ possono sorgere, ma esiste il precedente del governo regionale di Capellacci, di cui noi sardisti facevamo parte, che propose nel 2013 l’erogazione di un “reddito di comunità” in Sardex ai disoccupati sardi.

Recepiranno dunque tale consiglio sardista i professoroni che gestiscono pro tempore la res pubblica sarda?

Condividi

Chirca in psdaz.net