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La Catalogna si riappropria del suo destino con l’Assemblea Nacional

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Sabato scorso, ad Alghero, grazie all’apprezzatissima iniziativa di Claudia Soggiu, Presidente dell’Obra Cultural de l’Alguer, ho avuto il piacere di partecipare alla “Projecció documentari della storia dell’Assemblea Nacional Catalana.

Il contributo più interessante è stato offerto del giornalista e scrittore Ramon Felipo Oriol il quale ha spiegato, anche con l’ausilio di un bellissimo documentario della televisione catalana TV3 intitolato “Assemblea, un retrat”, l’evoluzione dell’assemblea, nata nel 2009 per iniziativa di  tre amici.

Lo scopo dell’incontro di sabato pomeriggio ad Alghero era quello di suscitare una riflessione pubblica sul diritto di ogni popolo all'autodeterminazione.

E’ stato un piacere incontrare diversi rappresentanti della cultura e della politica, non solo algherese, in particolare il mio amico Carlo Sechi con il quale ho condiviso l’esperienza della XIV° Legislatura in Consiglio Regionale (e ovviamente Claudia, raffinatissima espressione della cultura Sarda – Algherese), che hanno contribuito allo sviluppo di uno stimolante dibattito, dal quale è emerso che l’Assemblea Nacional Catalana è lo strumento che veicola il messaggio indipendentista al resto del Paese e nel quale tutti i membri lavorano  per partire da Barcellona più forti, ed arrivare alla fine di quel cammino, iniziato da lungo tempo, che porterà all’autodeterminazione della Catalogna.

L’ANC è dunque una entità civica, nata a Barcellona, aperta alle persone di tutte le ideologie, indipendente dai partiti politici, che raccoglie adesioni trasversali fra la popolazione, non solo proveniente dagli storici partiti indipendentisti ma anche e soprattutto da chi non si è mai occupato di politica, dalle maggiori organizzazioni e associazioni culturali, imprenditoriali, dalle categorie lavorative, dagli atenei, intellettuali e da tante tantissime persone comuni.

L’ANC organizza le mobilitazioni popolari, come quella del 11 settembre 2012, per rivendicare l’autodeterminazione del popolo catalano, per suscitarne il dibattito pubblico e domandare il diritto a decidere.

L’assemblea è in grado oggi di coinvolgere quasi due milioni di persone, pronte a collaborare attivamente ad ogni iniziativa popolare, perché le proposte partono sempre dalla base, dal popolo. 

Ed infatti, contro lo stop del referendum da parte della Corte costituzionale, la piattaforma indipendentista sembrerebbe arrivata ad una svolta: il governo catalano, che da tempo scalpita per ottenere l'indipendenza da Madrid, incalzato proprio dalla mobilitazione della società civile,  ha fissato per il 9 novembre il referendum  in cui la popolazione locale dovrà esprimersi sulla possibilità della Catalogna di staccarsi dal resto della Spagna.

Il referendum purtroppo sarà solo consultivo, perché secondo la Costituzione frutto dell’autoriforma del regime franchista, la sovranità appartiene ‘al popolo spagnolo’ e non alle singole nazionalità che pure teoricamente vengono riconosciute all’interno del quadro statale.

L’evento comunque servirà a scuotere bruscamente il governo centrale spagnolo e si prevede un consenso pari al 70%.

E’ davvero incredibile quanto sia elevato il livello di civiltà di questo popolo, maturo e consapevole del valore assoluto della lotta di POPOLO unitaria e libera, che con lo slogan “Ara es l’horà” (Adesso è l’ora), e con indosso magliette gialle e rosse, ha reclamato attraverso una manifestazione di dimensioni inimmaginabili la convocazione alle urne che si è espressa in questo semplice modo:

Di fronte all'annuncio della convocazione di una consulta per decidere se la nazione catalana vuole divenire uno Stato indipendente, quest'Assemblea, integrata dai rappresentanti eletti dalla cittadinanza, vuole manifestare:

1. La propria soddisfazione per l'accordo fra la maggioranza delle forze politiche presenti nel Parlamento, che renderà possibile la celebrazione di una consulta in cui il popolo di Catalogna deciderà, in modo libero e democratico, il proprio futuro collettivo.

2. Il proprio impegno con la Generalitat e il Parlamento di Catalogna, rappresentanti legittimi del popolo catalano, affinché questa consulta diventi una realtà.

3. Il proprio appello alla cittadinanza a partecipare in modo attivo, pacifico e in libertà in questo atto democratico, decidendo il proprio destino.

I catalani così saranno quelli che essi stessi decideranno di essere, senza chiedere il permesso di dover esistere, vivendo la loro identità  senza complessi, senza doverla spiegare continuamente e proclamare al resto del mondo che essere catalani non significa avercela contro qualcosa o qualcuno ma che desiderano essere catalani e basta.

Che la forza principale della Catalogna consiste nel fatto di avere capito perfettamente quanto sia opportuno che la rivoluzione non nasca dal "palazzo" o da un solo partito politico, bensì dalle istituzioni di base, dal Popolo.

Per la Catalogna potrebbe essere veramente giunto il momento di riappropriarsi del suo destino, mentre per noi sardi che continuiamo a dividerci, a combatterci, a coltivare inutili leaderismi, la nuova alba sembra essere ancora troppo lontana. 

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