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Contro il gioco delle parti di una democrazia consociativa

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Le "vacanze" sono finite, i problemi sono rimasti gli stessi, così si usa dire.

La Sardegna non solo non fa eccezione, ma non avendone mai risolto uno ad ogni fine estate si ritrova a sprofondare sempre di più.

E siccome siamo una società organizzata in forma "statuale" il nostro interlocutore primo è la Regione, che amministra le nostra risorse perché ci restituisca beni e servizi, rendendo così il nostro vivere quotidiano meno complicato, più agevole.

Insomma facendoci assaporare il gusto di vivere in piena libertà.

I nostri governanti regionali, sembrano a me, ma anche al Partito Sardo d'Azione del quale sono un militante, più impegnati a lagnarsi che hanno trovato una situazione caotica, ben peggiore di quella che si aspettavano e che quindi la ricetta paradisiaca sbandierata in campagna elettorale non è attuabile.

Beh, come non ricordare a questi signori che nella scorsa legislatura erano all'opposizione e che quindi avevano il dovere di controllare e conoscere?

Come non ricordare, sempre agli stessi signori, che dal 2004 al 2009 erano al governo e gli altri all'opposizione?

E' il gioco delle parti di una democrazia consociativa e mai competitiva che si alimentano vicendevolmente imbrogliando i cittadini.

E l'imbroglio contenuto nelle loro promesse, irrealizzabili, ci è fornito dal bilancio regionale. Bilancio regionale le cui entrate ammontano a 6,4 miliardi, le uscite a 6,1 miliardi così ripartite: 3,3 miliardi il costo della sanità, 2,8 miliardi spese correnti.

Residuano 300 milioni!

Questo il quadro reale che non consente nessuna politica di sviluppo e neanche di tamponare le situazioni di emergenza più drammatiche.

Di fronte ad un bilancio regionale così anelastico, che cosa dice il Partito Sardo d'Azione?

1) che bisogna disboscare tutte le spese clientelari inutili per ridare movimento ad un bilancio ingessato, si da affrontare le povertà estreme e consentire qualche investimento pubblico strategico in uno ai fondi comunitari;

2) è chiaro che nella situazione data il pubblico non può creare posti di lavoro, che possono invece arrivare dagli investimenti privati.

Investimenti privati che possono affluire in Sardegna a patto che si superino le diseconomie dettate in primis dall'insularità, dall'energia, dai trasporti, dalla scarsa presenza di capitale umano.

Vedete quanti temi si innescano per mettere in moto un adeguato processo di sviluppo!

Il Partito Sardo d'Azione sostiene, da sempre, che lo strumento di politica economica utile alla nostra terra sia la Zona Franca integrale.

Tutti gli altri interventi finora attuati sono falliti relegando la Sardegna fra le regioni più povere d'Europa.

Al momento sono possibili 6 zone franche già previste per legge, noi sardisti ne chiediamo la immediata perimetrazione.

Non farlo rappresenta un comportamento politico doloso, di totale subordinazione ad interessi che sono estranei al popolo sardo.

Il Partito Sardo d'Azione denuncerà con forza tutto questo.

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