Per il bene della Sardegna e del Popolo sardo

  • Stampa

Venerdi  8 agosto 2014 c’è stato il via libera alla controriforma del Senato grazie ai voti di Forza Italia. 

Infatti  i numeri  hanno detto che il testo Boschi non ha avuto i due terzi dei voti del Senato, che dunque dovrà esser sottoposto a referendum popolare,  e  che Forza Italia resta fondamentale per la tenuta di questo governo.

Più precisamente, i  40 senatori di Berlusconi,  al netto dei dissidenti,  si è dimostrata determinante per  il primo passaggio della riforma e per il prosieguo delo Governo Renzi.

Senza Berlusconi quindi Renzi non va da nessuna parte; niente presunte riforme ,niente Italicum, niente soccorso azzurro in caso di probabili sabotaggi Pd in parlamento.

Vorrei ricordare l’attitudine di Berlusconi alla demolizione dei  leader  del centro sinistra: Occhetto, D’Alema, Amato, Rutelli, Veltroni, mentre a Bersani ci ha pensato Napolitano e a Prodi ci ha pensato il Patto del Nazareno che lo esclude da qualsiasi candidatura del Quirinale. 

Devo dire che personalmente la riforma costituzionale votata  dal Senato e il relativo dibattito parlamentare mi hanno deluso e questya che attraversiamo si rivela, giorno dopo giorno, una bruttissima stagione per la politica perché, con tale riforma, ci sarà un indebolimento della Democrazia popolare, quella che viene dal basso, sostituita, dalla Democrazia delle élites partitocratiche e dei poteri forti.

Per quanto riguarda i contenuti, si è sprecata una occasione per rimodernare l’impianto istituzionale della Repubblica attraverso lo snellimento delle procedure e la partecipazione democratica dei cittadini alla vita pubblica, ma non si è affrontato organicamente l’assetto dei poteri dello Stato, dosando pesi e contrappesi necessari ad arginare il possibile strapotere della maggioranza. 

Penso ai costituenti, ivi compresa la delegazione del Partito Sardo d’Azione, che tra il 1946 e il 1948 avevano creato un sistema in grado di legare i rappresentanti  istituzionali tutti, alle aspettative, alle speranze e ai bisogni degli elettori, consentendo rappresentanze alle minoranze e al dissenso anche all’interno delle stesse formazioni politiche.

Ebbene, la costituzione è stata stravolta mentre, oggi, quel sistema avrebbe avuto bisogno di una manutenzione coerente con i tempi, non di uno stravolgimento pressoché totale che ci consegnerà un Senato, che conterà poco, non avrà legittimazione, perché non eletto dai cittadini, ma sarà invece espressione delle èlites politiche che dominano le Regioni (tra nomine, soglie e sbarramenti chi non è omologato resta fuori). 

Personalmente mi trovo d’accordo con quanto afferma Zagrebelsky (ho avuto il piacere di assistere alle sue lezioni quando insegnava all’università di Sassari) sul progetto di riforma che è basato sul “declassamento del Senato” perché è un tentativo di ”costituzionalizzare la sudditanza” del Parlamento nei confronti dell’esecutivo, in cui il primo viene concepito come un fedele esecutore del secondo.

Questo era certo anche l’intendimento di Berlusconi e Renzi poiché la cosiddetta riforma è stata concordata senza confronto democratico e ratificata da un senato non legittimato, in quanto eletto da una legge incostituzionale, con l’obiettivo palese di far prevalere una logica padronale, finalizzata ad un uomo solo al comando.

Per non farci mancare nulla, abbiamo per giunta assistito ad un dibattito privo di un confronto pacato su possibili soluzioni alternative, un, odioso muro contro muro con toni e linguaggi assolutamente inadatti  ad una attività legislativa così importante.

Il Senato delle Autonomie sarà dunque composto da: 74 rappresentanti dei Consigli regionali, 21 sindaci, scelti da quelli stessi consigli, 5 senatori nominati per sette anni dal Presidente della repubblica.

Avrà competenze nelle materie regionali sui diritti, sulle modifiche costituzionali, sulla legge di bilancio che potrà inviare alla Camera dei deputati per il voto definitivo.

I nuovi Senatori parteciperanno anche alla elezione del Presidente della Repubblica e, tuttavia non è ancora stabilito da chi sarà composta l’assemblea di quegli elettori.

Va  da se che se l’Italicum non introdurrà il voto di preferenza fra i nominati dai Consigli Regionali, i deputati nominati dai partiti con il partito o la maggioranza vittoriosa, “premiata” con un centinaio di seggi aggiuntivi, verrà fuori una maggioranza pigliatutto.

Io son convinto che questo sia sempre stato l’obiettivo del duo Berlusconi - Renzi:  soffocare ogni voce fuori dal coro e continuare imperterriti a conservare il potere!!!!

Ma un legislatore che pone tutta la sua speranza di continuare a sopravvivere, confidando nella difficoltà di tanti elettori di scegliere per chi votare, non pensa certamente al bene di chi amministra.

Per noi sardi, soprattutto, si annunciano tempi ancor più difficili e foschi, e non ci può consolare la rappre3sentanza parlamentare che ha espresso l’Isola, per la maggior parte prona e passiva alle direttive dei partiti d’appartenenza.

Perciò  noi tutti ci dobbiamo preparare ad opporci a questa palese deriva autoritaria e neocentralista, attraverso l’unità dell’azione e senza alcuna distinzione o distinguo ideologico.

Lo dobbiamo fare senza indugio, per il bene della Sardegna e del Popolo sardo.