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Il Percorso per l’Indipendenza della Sardegna

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TESI CONGRESSUALE

“IL PERCORSO PER L’INDIPENDENZA DELLA SARDEGNA”

 presentata al Congresso di Federazione del Sulcis Iglesiente del Partito Sardo d’Azione – Carbonia, 2 aprile 2014
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Tutto il mondo politico, oggi, si basa ancora su promesse e utopie, che si risolvono sempre in grandi bluff elettorali; vecchi e nuovi progetti che sistematicamente cadono nel vuoto dell’impossibilità di realizzazione.

In questo modo, il nuovo, la novità insomma, diventa subito vecchio, e perciò responsabile ed anzi colpevole del non cambiamento e del non affermarsi di un altro “nuovo”.

Vi è però un nuovo cambiamento alle porte, e noi dobbiamo essere al timone di questo cambiamento, dobbiamo recuperare tutta l’autorevolezza della nostra storia, la serietà e la credibilità che è sempre stata patrimonio indiscusso del nostro Partito.

E dunque, mentre la società stessa si allontana dalla politica noi dobbiamo andare in contro tendenza, e lasciarci alle spalle tutte le metodologie, tutti gli apparati anacronistici, che hanno dappertutto la pericolosa vocazione di autoalimentarsi e sopravvivere anche avulsi dalla realtà, alimentando di fatto solo il divario, la forbice, che li separa dalla gente reale.

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UNA GRANDE OPPORTUNITA’

Noi, qui, insieme, in questo Congresso, dobbiamo saper cogliere una grande opportunità, che non è quella, pur necessaria e naturale, di snocciolare dati e cifre che dimostrino ancora le nostre ragioni, e magari anche di quanto siamo stati bravi ad averle imparate a memoria.

O di raccontarci per l’ennesima volta, che cosa siamo riusciti a fare, o che volevamo fare e non abbiamo potuto fare, e quanto siano cattivi gli altri, i partiti italiani, e tutti i loro camerieri sardi, di quanto sia perfido, inadempiente, scorretto nel profondo, questo Stato italiano, con le sue emanazioni dirette ed indirette, che vivono e sopravvivono del nostro sottosviluppo, della nostra povertà, della nostra totale mancanza di Indipendenza.

Noi crediamo, invece, che dobbiamo partire, innanzi tutto, da un punto, che è quello del saper convivere, al nostro interno, in buona armonia, nel rispetto delle differenze, ma non da discutibili rendite di posizione che possono derivare dai ruoli ricoperti, dall’età anagrafica o di iscrizione al partito.

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UN PARTITO INCLUSIVO

Parliamo di un partito inclusivo, veramente rappresentativo di tutto il Popolo sardo, che non ha paura del nuovo, che smette di chiudersi in se stesso, che finalmente si rinnova, nei metodi,

nelle relazioni all’interno come all'esterno, e nelle strategie della politica.

Parliamo ed auspichiamo, invece, della costruzione di un confronto reale, un confronto serio e davvero rappresentativo, e anche dello studio e della adozione di forme e di spazi per esercitarlo, nei quali si elabora, si dibatte, e si esce poi con una linea sola, che è la linea del Partito.

Tutto questo, dobbiamo riuscire a farlo presto, perché altrimenti non saremo più credibili, e capaci di catalizzare il consenso che deriva dall’opinione, e ci condanneremo ad essere, ancora una volta, autoreferenziali e piccoli, e dunque ininfluenti, insignificanti e perciò inutili.

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LE REGOLE E I RUOLI

Oggi andiamo ad eleggere il nuovo Coordinamento di Federazione e restituire così normalità politica ad una situazione oltremodo grave e non più sostenibile, e noi crediamo che questa debba essere anche l’occasione per fare alcune cose; una di queste è, appunto, ricordarci che esistono regole e ruoli, e che le regole vanno rispettate, sempre, e che i ruoli vanno esercitati, e non sono medaglie di cartone, o titoli onorifici che non implicano impegno.

Vorremmo anche, che in questo Congresso, per quanto possibile, venissero disarmate alcune parole che talvolta hanno acceso la contrapposizione tra noi, e purtroppo spento la politica.

Vogliamo, insomma, non occultare le diversità (di cultura e di strategia) ma trasformarle in valore aggiunto del Partito, esercitando coerenza rispetto all’idea che le diversità non sono una minaccia ma una ricchezza, e che non ci possiamo privare di nessuno, proprio di nessuno, e, in qualche caso, dobbiamo pure concorrere a riannodare anche alcuni fili spezzati delle relazioni personali.

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NON POSSIAMO PIU’ PENSARE IN TERMINI RIDUTTIVI

Parliamo, per essere più chiari, di un Partito che si dota di strumenti efficaci, che impara a saper comunicare, ma che lavora quotidianamente, che non spreca energie, che raccoglie, organizza, e mette a frutto tutti i contributi degli iscritti, che devono essere valorizzati per quello che realmente sono, e per quello che realmente meritano, senza preclusioni, senza corsie preferenziali, e nel pieno rispetto delle regole e del loro valore.

Parliamo di un partito che non si risvegli soltanto, in concomitanza delle tornate elettorali, e che per il tempo rimanente viaggia di inerzia, di un partito che si rivolge a tutti e che è capace di mettersi in gioco, e che riesce a far vivere le diverse sensibilità con la capacità di saper scambiare esperienze ed idee, con tutti i differenti interessi e protagonisti sociali.

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LA CRISI HA ORIGINI LONTANE

Oggi siamo tutti drammaticamente di fronte a una crisi  che ha origini lontane, strutturali, ed ha effetti economici devastanti con riflessi gravissimi sull’intero corpo sociale, lentamente intossicato ed aggredito nella sua vitalità, e ha determinato il progressivo collasso del sistema produttivo locale.

Ci riferiamo alle decine di migliaia di imprese sarde che sono in condizione di sofferenza e hanno debiti con lo Stato (cioè con il fisco, con l'Inps o con l'Inail) per miliardi di euro.

Parliamo delle procedure aperte da Equitalia per pignoramenti immobiliari ed anche per il sequestro di macchinari e automezzi da lavoro.

I nodi del falso sviluppo stanno insomma venendo al pettine: dalle Fabbriche, alle miniere fino alla campagna, in una terra già troppo martoriato dalla disoccupazione, dall'inquinamento, dai veleni, dalle discariche di residui di lavorazioni, e che invece è vocata all’agricoltura e al Turismo di qualità, e dovrebbe aspirare ad una nuova economia che dia speranza anche alle nuove generazioni.

Ma le conseguenze di questa crisi globale, che nell’intera Sardegna investe tutti i settori produttivi e dei servizi, assume anche specifiche cause, determinate da passati modelli di governo delle nostre risorse, e dello sviluppo, che ha visto mancare il protagonismo e l’autorevolezza della classe politica del territorio.

Una crisi che ha assunto tratti schizofrenici e degenerativi con la disastrosa avventura delle partecipazioni statali, e che è poi culminata con la genesi della cultura dell’assistenza.

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UN MODELLLO PARACOLONIALE IN CRISI

Questa è, insomma, la crisi del modello industriale paracoloniale imposto alla Sardegna nella seconda parte del secolo scorso ed in particolare dall'industrializzazione di stato, qui nel Sulcis Iglesiente, come a Porto Torres, come ad Ottana, con i lasciti delle Partecipazioni statali, che sono ancora oggi i principali protagonisti in negativo del nostro sottosviluppo.

Un modello, insomma, di sviluppo sbagliato, fallito e improponibile per motivi economici internazionali, e per la sua non sostenibilità ecologica, senza proporre un'alternativa di riconversione o di nuova economia.

A questi problemi noi dobbiamo dare una risposta, una risposta diretta e concreta che sappia parlare a tanti altri sardi disoccupati, o che una occupazione non l'hanno mai avuta e hanno persino smesso di sperarla, una risposta che parli concretamente di futuro.

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BISOGNA SAPER ESSERE CHIARI

Bisogna saper essere chiari, e cominciare a denunciare, anche in perfetta solitudine, il disastro determinato dall’intreccio politico-affaristico-economico che ancora mantengono nel nostro territorio e nell’intera Sardegna i residui industriali delle vecchie Partecipazioni statali, che sono emanazioni dirette del potere coloniale italiano, come si viene sempre più ad evidenziare anche grazie ai procedimenti giudiziari in corso per ipotesi di reato relativi a disastro ambientale ed avvelenamento di cibo, acque e suoli.

Dobbiamo invece pretendere e verificare la reale determinazione del Governo italiano di imporre a costoro il costo delle bonifiche;

Dobbiamo insomma pretendere le risorse finalizzate alla bonifica delle aree inquinate e per promuovere processi di reindustrializzazione e di insediamento di nuove attività economiche davvero compatibili con l'ambiente;

Dobbiamo saper tutelare e difendere più compiutamente i diritti e gli interessi delle popolazioni e del territorio.

Ma dobbiamo sopratutto riprendere il percorso di attuazione dell'Art.12 dello Statuto, dando piena attuazione al D.Lgs. 10 marzo 1998 n. 75, che ha istituito le Zone franche, tra gli altri, anche nel porto di Portovesme, così come in altri porti della Sardegna ed aree industriali ad essi funzionalmente collegate e collegabili, e comunque avviare tutte le possibili iniziative in favore dell'istituzione della Zona Franca Fiscale in tutta l’Isola.

Dobbiamo infine, saper imporre alla Regione Sardegna di provvedere immediatamente attraverso un serrato confronto col Governo italiano e un adeguato intervento legislativo a garantire la “Continuità territoriale” delle merci da e per la Sardegna, come dobbiamo saper ottenere, da parte di Equitalia Sardegna Spa una moratoria di almeno un anno per il pagamento di tutte le cartelle esattoriali …

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LA VIA D’USCITA DALLA CRISI E’ L’INDIPENDENZA

 

Noi crediamo che la via d’uscita da questa crisi apparentemente irreversibile è racchiusa da un concetto che è anche una parola chiave, che è l’esercizio della cultura ed assieme della prassi politica dell’autogoverno: l’Indipendenza.

Una parola ed un concetto che è affermazione di principio, rivendicazione di competenza e di responsabilità, assegnazione di compiti e azione conseguente.

Non un concetto astratto, dunque, ma un concetto che si esprime in vari ambiti reali dove si esercita il potere e il consenso, e che per noi Sardisti non rappresenta un malinteso potere sugli uomini e sulle cose, ma deve invece essere inteso come riconoscimento di un principio e di un atto che non si inscrive dentro il fluire ordinario delle cose, ma che lo sovrasta, che s’innalza sopra l’accadere di esse, e dunque lo modifica.

Indipendentista, in conclusione, non è chi segue la realtà ma chi la cambia, chi decide un altro corso, restituendo il Popolo alla responsabilità di decidere nella prospettiva dell’Indipendenza compiuta.

Ma questa forma di Indipendenza, che è ovviamente Indipendenza statuale, ha bisogno di simboli, di continuità e di identificazione, per rendere vivente la tradizione del nostro Partito, del nostro Popolo, implicandone la partecipazione e la decisione senza alcuna intermediazione esterna.

In questo quadro, non possiamo trascurare infine una risorsa come Lingua sarda e quelle della nostra Cultura; lingua e cultura sarda non sono infatti soltanto una specificità utile a rivendicare finanziamenti aggiuntivi, bensì sono l’anima della nostra identità, le radici che ci permettono di non disperderci e che concorrono a caratterizzarci come Popolo.

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QUALE STRADA PER L’INDIPENDENZA?

Per fare tutto questo, bisogna soprattutto saper guardare al nostro interno, con spirito critico e costruttivo.

Sappiamo bene che un partito politico lo si può far crescere ed anche sciogliere in tanti modi: per decisione soggettiva dei suoi gruppi dirigenti, ma anche perché lo si lascia deperire, non lo si alimenta, non lo si ossigena.

Lavoriamo perciò al nostro allargamento e arricchimento, migliorando le forme della nostra convivenza, smettendo semplicemente di contarci, separarci, mummificarci in una specie di settarismo che ci chiude in noi stessi e nelle nostre fissità;

lavoriamo per l’inclusione e per il confronto plurale e democratico;

lavoriamo per il rispetto delle regole e per migliorare la nostra capacità di difendere e ben rappresentare la realtà e le molteplici istanze della nostra Terra.

Perciò il dato nuovo che dovrà, a nostro giudizio, caratterizzare il nostro futuro percorso politico, non potrà essere limitato allo sforzo, senza dubbio apprezzabile e necessario, di dimostrare una certa volontà di continuare ad esistere ed a convivere (possibilmente) in buona armonia.

E neppure allo sforzo, peraltro ancor più arduo, di trovare ipotetiche (e peraltro sempre riscontrabili) continuità tra le origini e la declamata "novità" della nostra cultura attuale.

Dovrà invece essere il momento di un forte segnale di rinascita che sia capace di generare il conseguente e progressivo rafforzamento dell'interrotto percorso verso la conquista di un'egemonia e di un protagonismo, prima di tutto culturale e, quindi, politico del Partito Sardo, in Sardegna, ed anche fuori dalla Sardegna.

La nostra crescita organizzativa e quella (si auspica) elettorale, dovrà però presupporre un momento pratico ed insieme ideologico che è l'abitudine al dialogo ed alla  convivenza al nostro interno, ma anche la disciplina ed il rispetto dei ruoli e delle regole, , in un quadro metodologico che si ispiri ai valori dell’etica, della solidarietà, della sussidiarietà e della fratellanza.

In particolare, l’ispirazione alla fratellanza, che è l’espressione più alta e matura della dialettica dell’interdipendenza, andrebbe a fondare e rinsaldare una sostanziale simmetria dei ruoli e del nostro fare politica poiché, proprio secondo tale logica il pluralismo attingerebbe al senso della reciproca responsabilità che solamente può consentire ad ognuno di noi di essere nello stesso tempo sufficientemente autonomo e sufficientemente dipendente dagli altri.

Un rapporto tra pari, insomma, vissuto nella prospettiva di un interscambio di affetti e di valori, indistintamente fra tutti i Sardisti, che andrebbe ad affermare in piena libertà e concretamente il principio di condivisione e responsabilità nelle scelte, in un orizzonte maggiormente credibile e perciò incontestabilmente autorevole di libertà collettiva di Popolo.

Senza queste precondizioni essenziali, nessuna strada sarebbe percorribile con l’autorevolezza e la credibilità necessaria, tantomeno quella che a tratti pare interrompersi ed a cui invece abbiamo inteso riferirci che è la strada difficile ma emozionante e doverosa che porta all’Indipendenza della Sardegna, e che principia, appunto da un autorevole coinvolgimento e pronunciamento corale del Popolo sardo.

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