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Non c’è categoria politica peggiore di chi insulta e non conosce pudore

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Non c’è categoria politica peggiore di quella che non conosce il pudore e ad ogni occasione monta abusivamente su un piedistallo di carta velina munita di verità in tasca, a distribuire pagelle e ad insultare gli avversari politici.

Con l’avvento del web e dei socialnetwork la cosa è drammaticamente peggiorata.

Drappelli di “liberi pensatori” da tastiera, solitari od organizzati che siano, passano ore ed ore dietro ad un monitor con il solo scopo di attaccar briga, ingiuriare ed accusare la parte politica avversaria.

Rispondere è un’impresa completamente inutile anche perché la rigidità dell’indottrinamento è, come noto, inversamente proporzionale all'elasticità dell’intelletto di chi lo subisce.

A ciò si aggiunge che la maggioranza di questi pasdaran internettiani hanno evidenti problemi di integrazione e di relazione sociale, ed alimentano il proprio brodo di coltura in circuiti chiusi che, appunto, per definizione non sono assolutamente emendabili.

Altre volte si tratta di militanti sfigati in cerca di accredito nella loro baracca, che si rivelano altrettanto impermeabili e per nulla attrezzati ad un qualsivoglia confronto di contenuto.

È appena il caso di precisare che, anche qui, tutto il tempo loro dedicato non costituisce opera buone e dunque è irrimediabilmente perso, ed il suggerimento è proseguire per la propria strada non sprecando acqua e sapone, ma facendo invece tesoro del famoso ammonimento di Winston Churchill: "Non arriverai mai alla fine del viaggio se ti fermi a lanciare un sasso ad ogni cane che abbaia".

Consola però che la politica dell’insulto e della denigrazione la facciano sempre i perdenti, chi non ha nulla da dire, insomma, e si aggrappa ad esistere con le brighe, le risse e le mistificazioni, taroccando sistematicamente la storia (ed anche la cronaca) pur di avvelenare il dibattito nel disperato tentativo di distinguersi.

L’Italia dei valori, per esempio, già ridotta ai minimi storici dopo la famosa puntata della Gabanelli (e che oggi perciò farebbe bene a chiamarsi “dei valori immobiliari”), ha avuto, durante questa campagna elettorale, la bella pensata di “restituire ai sardi” in quel di Santa Cristina, la bandiera dei Quattro mori a suo tempo regalata al Cavalier Silvio.

Una gazzosata ricorrente ed enfatizzata a bell'apposta a fasi alterne, come si trattasse proprio della stessa bandiera cucita a mano da Marianna Bussalai, ed il dono fosse stato accompagnato dalla firma, con testimoni, di un trattato di resa incondizionata o di sottomissione perpetua della Sardegna.

Ovviamente l’intento di quell'improvvisata combriccola (la patetica dimostrazione d’apparire, di esistere perlomeno estemporaneamente sulla stampa locale) era malcelato ed è miseramente fallito.

Non contenti, hanno provato a perseverare, ma l’ostinazione unita alla miopia politica è stata loro fatale una seconda volta: un altro errore di comunicazione con relativo flop dell’iniziativa allorché gli adepti del redivivo Di Pietro si son recati in pompa magna a Furtei per gridare all'avvelenamento ambientale (ultimamente il pellegrinaggio a Furtei sembrava andar di moda), tralasciando però di verificare chi fosse stato, in realtà, il vero padre benedicente dell’infausta iniziativa mineraria.

Tant'è che l’imbarazzante postuma scoperta che all'epoca il Presidente della Regione Sardegna fosse il loro Federico Palomba, è calata come un macigno sul capo dei temerari dell’Italia dei Valori immobiliari, sortendo l’effetto irreversibile di dare l’ultima mazzata alla loro residua credibilità politica.

Poi c’è il Partito Democratico, ma tralasciamo volutamente di entrare nei dettagli delle loro malefatte; sarebbe come sparare sulla croce rossa.

Il PD odia dichiaratamente la Zona franca e tutto ciò che recherebbe il pur minimo beneficio alla Sardegna ed ai Sardi perché sa di poter prosperare soltanto nella disperazione e nella miseria più nera.

Il loro sport preferito è predicare bene e razzolare male senza però rinunciare a far la morale al prossimo.

Noi stendiamo, con tutta la compassione di cui siamo capaci, un velo pietoso sulle loro primarie farlocche ed inutili con relativa sparizione dei due euro per voto; un velo pietoso sui loro indegni processi da Santa inquisizione e le loro esecuzioni sommarie interne ed esterne; un velo pietoso, soprattutto, sulla loro naturale inclinazione a mentire.

Insomma, non sanno più cosa sono e neppure dove sono diretti, ed ancora parlano e pontificano, ma sono in assoluto i peggiori!

A loro diciamo cordialmente, e sperando che la capiscano: “state sereni”!

Ma basta parlare di questa categoria di perdenti, di questi abigeatari del voto utile a senso unico, di questi stessi che pretesero cinque anni fa, come anche di recente (senza mai ottenerla) la resa incondizionata e l’annichilimento del Partito Sardo d’Azione.

Sarà ancora la storia a parlare, a darci ragione, malgrado i loro ritornelli abusati, recitati come un mantra quale prologo per ogni accusa che ci viene rivolta.

Continuano a ripeterci: “Lussu si rivolta nella tomba …”, senza minimamente pensare a quale reazione e rotazione potrebbero avere a sentirli ed a vederli, oggi, un Gramsci o un Berlingueer.

Piuttosto che ignoranza siamo di fronte quasi sempre a malafede (la malafede è per definizione disonesta), e perciò è meglio abbandonare i nostri denigratori nella solitudine più totale ad abbaiare alla luna perché sanno soltanto insultare con cattiveria e con la bava alla bocca.

Ricordate: rispondere prendendoli sul serio è sempre controproducente ed inutile, anche perché, come si suol dire, si riesce a risvegliare solo chi dorme, e mai chi finge di dormire!

Dulcis in fundo, un breve accenno ai puristi dell’indipendenza dipendente, e a quelli che pur non avendoci mai votato oppure (e sono i peggiori) dopo aver lasciato il Psd’az e scelto in tutta convenienza altre collocazioni politiche, ci omaggiano delle più disparate carinerie, accompagnate sempre dall’aggettivo “traditori” e “venduti”.

Ora, posto che dovrebbe essere arci noto (l’abbiamo proclamato ai quattro venti) che il Psd’az è un partito di governo e perciò non si può permettere di liquidare i problemi con gli slogans e con le frasi fatte (di parole ci campano loro), ed anche che il parabrezza ideologico novecentesco della destra e della sinistra l’abbiamo rotto da tempo (restano per noi le facce diverse della medesima medaglia), noi facciamo e continueremo a fare responsabilmente le nostre alleanze in base alle convergenze programmatiche, almeno fintanto non saremo autosufficienti coi numeri ed insomma riusciremo a bastarci da soli.

D’altra parte, oggi tanti elargitori dei “buoni consigli” di ortodossia indipendentista (certo complice una legge elettorale nefasta) son stati costretti dal richiamo dell’ultimo treno ad invertire drasticamente la rotta e ad allearsi con i tanto vituperati “partiti italiani”.

Il risultato scontato dei loro attuali “cattivi esempi”, sono le fortissime derive centrifughe accompagnate da incontrastabili cortocircuiti ideologici fra le proprie milizie, ed a nulla son valse e neppure bastate le fantasiose giustificazioni di un gruppo dirigente - autoreferenziale e malato di protagonismo - che si è dimostrato perennemente in ritardo nel cogliere le opportunità della convergenza identitaria.

Come dire che chi semina vento raccoglie sempre tempesta!

In conclusione, appare chiarissimamente che questa categoria politica che non conosce il pudore, non è capace, in realtà, di accettarsi per quello che è, e dissimula con l’aggressività, con l’accusa gratuita e pretestuosa, tipica di chi si sente intimamente in difetto per un complesso irreparabile e spesso giustificato di inferiorità.

Per costoro sappiamo bene che non c’è speranza, e dunque, che continuino pure ad odiarci per tutto quello che rappresentiamo e che siamo, e per tutto quello che loro non sono ma vorrebbero essere e mai saranno.

Si rassegnino pure a confrontarsi con noi per il futuro, fino a soccombere ed a non lasciar traccia, perché noi, malgrado loro, c’eravamo, ci siamo e ci saremo ancora. Fortza paris!!

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