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Zona franca, subito attuazione dell'art. 12 dello Statuto

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“Vorrei sapere con quali mezzi, professionalità, tempi e metodi la Giunta regionale abbia previsto di dar corso alle norme d'attuazione dell'Art.12 dello Statuto sardo affinché venga creata in tempi rapidi la rete di Zone franche prevista dai decreti di attuazione dell'art.12 dello Statuto per interessare senza sperequazioni territoriali e iniziative episodiche tutta l'Isola con un progetto adeguatamente finanziato ed organico”. Lo chiede in un’interrogazione con risposta scritta ilConsigliere regionale sardista Efisio Planetta che si è rivolto al Presidente della Regione ed all’assessore all’industria riferendosi in particolare a quanto previsto dalla deliberazione n.33/45 del 31/7/2012 meglio nota come Piano straordinario per il Sulcis. “Negli interventi prioritari è stato inserito uno stanziamento di un milione di euro per Istituzione dell'area franca portuale/industriale di Portovesme i cui fondi dovrebbero essere reperiti con la rimodulazione delle risorse per infrastrutture e reti di servizio della strategia PAR FAS 2007-2013, e si è indicato come soggetto attuatore della creazione della zona franca di Portovesme l'Assessorato all'Industria e il Consorzio industriale Sulcis”. Per Planetta si tratta di una evidente disparità di trattamento nei confronti delle altre realtà portuali sarde: “pur apprezzando l'iniziativa della quale però per mancanza di qualsiasi informazione in merito ai fini, ai metodi, agli obiettivi, ai mezzi, tempi, studi e professionalità atti a realizzarla – chiarisce il consigliere sardista - non si può che sospendere un giudizio, poiché si rileva che oltre a quella di Portovesme anche le altre zone franche di Oristano, Porto Torres, Arbatax e Olbia attendono la perimetrazione, e le ulteriori indicazioni operative necessarie per i successivi adempimenti di attuazione dell'art.12 del nostro Statuto, mentre quella di Cagliari non ha mezzi per realizzare la perimetrazione già definita”. Da ciò l’interrogazione “per sapere se la Giunta regionale abbia già in cantiere un azione organica finalizzata a mettere in campo una strategia per ottenere un una nuova, complessiva e più attuale norma di attuazione con un deciso confronto politico con lo Stato per la realizzazione della libertà fiscale per la Sardegna in Zona franca”. Secondo Planetta infatti, “il modello applicativo europeo adatto alla Sardegna della zona franca, sopratutto fiscale, regolamentare e doganale, è già attualmente operativo in tanti stati europei ed in particolare in zone ed isole ad autonomia differenziata e benchè la Sardegna free zone sia stata prevista nel programma di governo della maggioranza alla quale il Psd’Az ha partecipato fin ora con lealtà e determinazione, ancora ad oltre metà legislatura non se ne è ha avuto nessun segno di applicazione concreta”. Il Consigliere sardista, ricorda inoltre che “dalla società sarda, dai Comuni, dalle Province e anche dal Consiglio regionale che ha recentemente votato una mozione unitaria sulla zona franca, sono state indirizzate alla Giunta regionale pressanti sollecitazioni affinché venissero adottate misure urgenti  d'impegno prioritario a riprendere il percorso di attuazione dell'articolo 12 dello Statuto vigente, dando piena attuazione al decreto legislativo 10 marzo 1998, n. 75, pubblicato nella Gazzetta ufficiale 7 aprile 1998, n. 81, che ha istituito le zone franche nei porti di Cagliari, Olbia, Oristano, Porto Torres, Portovesme, Arbatax, ed in altri porti ed aree industriali ad essi funzionalmente collegate e collegabili, ma a quanto pare tutto ciò non sembra bastare”. Per Planetta insomma “malgrado la gravissima crisi economica che vede il Pil della Sardegna in caduta verticale con chiusura di molteplici attività produttiva dalla grande industria sino al più piccolo artigiano, non si vedono ancora segnali organici che vi sia l'intendimento di questa Amministrazione ad impegnarsi in tempi brevissimi per effettuare la delimitazione territoriale ed ogni altra disposizione necessaria per la operatività delle zone franche istituite col decreto legislativo n. 75 del 1998, in modo tale da poterle inviare al Governo nazionale affinché, con separati decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, possano essere rese operative”.

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