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Che fine ha fatto il progetto di ricerca Asl di Nuoro su relazione fra inceneritori di Macomer e tumori?

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“Vorrei sapere che fine ha fatto il progetto di ricerca dell’A.S.L di Nuoro sull’incidenza dei tumori della popolazione del Distretto sanitario di Macomer, dove è presente un grosso inceneritore, e che era nato per stabilire l’eventuale relazione tra l’esposizione a fattori cancerogeni fra cui le diossine e, appunto, l'insorgenza di neoplasie maligne”.Questo il primo quesito che ilConsigliere regionale sardista Efisio Planetta ha rivolto in un’interpellanza indirizzata al Presidente della Regione per chiedere in quali termini e secondo quali modalità l’amministrazione stia assicurando, secondo le proprie competenze e prerogative sulla base delle leggi sanitarie vigenti, un’adeguata tutela della salute dei cittadini e del territorio del Distretto sanitario di Macomer. “A tutt’oggi non si hanno notizie circa la conclusione del progetto – precisa Planetta – e nel frattempo le preoccupazioni per la salute sono diventate più pressanti in quanto tale ricerca avrebbe dovuto fugare o molto probabilmente confermare i dubbi sulla pericolosità degli inceneritori esistenti nel polo industriale di Macomer e anche per il nuovo inceneritore proposto dal Commissario liquidatore del Consorzio per la Zona Industriale di Tossilo”. Sempre secondo il Consigliere sardista, “non risultano realizzate né tantomeno avviate le campagne di monitoraggio della frazione PM 2.5 del particolato atmosferico nel Distretto sanitario di Macomer, nonostante la direttiva europea 1999/30/CE e il decreto italiano di recepimento, ma le preoccupazioni riguardano anche i pericoli di inquinamento e deterioramento della ZPS denominata Altopiano di Abbasanta, i cui confini occidentali e sud orientali si trovano a ridosso rispettivamente delle aree industriali di Macomer e Ottana, e per il cui mantenimento la Regione Autonoma della Sardegna si è impegnata ad assicurare condizioni favorevoli di conservazione per gli habitat e le specie selvatiche”. Per Planetta insomma “si tratta di una preoccupazione più che fondata che deve essere sgomberata con estrema chiarezza, soprattutto attraverso la garanzia da parte dell’ARPAS del rispetto dell’obbligo del monitoraggio del particolato PM 2,5 come previsto dalla direttiva 2008/50/CE e dal D.lgs. 155/2000”. 

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