Il Rapporto Istat 2013 come un bollettino di guerra per la Sardegna

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“La Sardegna descritta dall'Istat è la diretta e prevedibile conseguenza dell’amministrazione di stampo neo coloniale delle nostre risorse, che uno Stato sempre più distante ed affamato continua a predare e consumare con arroganza, col solo fine di garantirsi la sopravvivenza, ed a prezzo del nostro sottosviluppo e della nostra povertà.

Lo ha detto il Segretario Nazionale del Partito Sardo d’Azione, Giovanni Angelo Colli, commentando gli esiti del rapporto annuale Istat 2013 riferiti alla Sardegna: “Una fotografia drammatica che somiglia in maniera impressionante a un bollettino di guerra, soprattutto laddove si certifica che, per noi, la disoccupazione di lunga durata è del 16,4% e supera di ben cinque punti quella media italiana.

Se poi a ciò si somma l’assenza di prospettive immediate nell'ambito del lavoro ed i numeri riferibili al tasso di inattività che è del 40,3% per circa 456mila persone in età lavorativa – prosegue Colli – si capisce cosa minaccia di esplodere in Sardegna e di cosa la politica si dovrebbe preoccupare molto seriamente e non solo a parole”. Il Segretario dei Quattromori ricorda inoltre come la Sardegna abbia soltanto “il triste primato del 27,6% di giovani che non studiano e non lavorano in età tra 15 e 29 anni che è diretta conseguenza del precoce abbandono del sistema di istruzione e formazione che è pari al 25,1%”, ma richiama anche i numeri riferiti agli ammortizzatori sociali: “146mila persone che l’incertezza cronica ed il grave disagio della situazione economica della Sardegna ha fatto precipitare nella disperazione e nello sconforto”, il pericolo reale è che “molto verosimilmente, nell'immediato futuro il Governo regionale sarà richiamato anche attraverso gesti eclatanti a mantenere gli impegni sottoscritti ed a fornire soluzioni”.

Ma per Colli sono proprio le soluzioni occupazionali a non dover riguardare la sola Regione Sardegna: “si tratta di far uscire dalla ritualità e dall'inconcludenza i confronti con il Governo italiano e la stessa vertenza Sardegna – conclude il Segretario sardista – portando la politica sarda a decidere finalmente di liberarsi dai condizionamenti romani e a mettere al primo posto la nostra Terra, pretendendo compattamente dallo Stato italiano tutti gli interventi straordinari necessari a fronteggiare le nostre tante emergenze, oltre a quanto dovuto e a suo tempo già concordato, come è appunto il caso dalla vertenza entrate”.